Uno studio di tre economisti italiani (Mirco Tonin, Stefano Castriota e Sandro Rondinella), condotto in collaborazione tra le università di Bolzano, Pisa e Napoli, mostra la correlazione tra il capitale sociale e il fenomeno della pirateria stradale.

In sociologia, con capitale sociale si intende la capacità di cooperare per obiettivi comuni e si basa su valori quali la fiducia, la partecipazione a gruppi e il rispetto di norme civiche. La pirateria stradale, invece, consiste nel comportamento di chi causa un incidente e fugge senza né curarsi dell’accaduto né prestare soccorso; tale condotta, in presenza di feriti, può integrare il reato di fuga, punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni.

La ricerca ha dimostrato che la probabilità che un guidatore fugga dopo un incidente stradale è più alta nelle province con basso capitale sociale. Nelle aree con maggiore capitale sociale, invece, la probabilità che un autista fugga dopo un incidente si riduce significativamente.

I ricercatori hanno impostato lo studio usando i dati ISTAT sugli incidenti stradali in Italia dal 2000 al 2016, a cui hanno applicato un indice di capitale sociale basato su vari fattori, quali associazionismo sportivo, donazioni di sangue, livello di istruzione e partecipazione al voto.

Lo studio, quindi, suggerisce che politiche volte a promuovere iniziative collettive, comportamenti pro-sociali e campagne di sensibilizzazione potrebbero ridurre il fenomeno della pirateria stradale, integrando le sanzioni tradizionali come multe e detenzioni.